La corona del Rosario scivolava sempre tra le mani dei santi
Quel grande ed estroso apostolo di Roma, che fu S. Filippo Neri, portava al Rosario un
affetto pari al suo straripante amore alla Madonna. Per le vie di Roma, in chiesa, in cella, lo
si vedeva sempre con la corona del Rosario che scivolava corallo dietro corallo fra le dita.
Se al Santo si chiedeva una pratica religiosa da fare, rispondeva senza indugi: «Recitate
devotamente il Rosario e recitatelo spesso».
S. Alfonso Rodriguez, umile fratello converso, era legatissimo alla sua corona del Rosario;
e tutta la sua devozione alla Madonna, sempre tenerissima, si esprimeva nella recita così
assidua del Rosario, che «gli si formarono dei calli ai polpastrelli del pollice e dell’indice
della mano destra».
S. Martino de Porres, il prodigioso Santo mulatto, ogni giorno recitava Rosari più che
poteva. Il suo biografo ha potuto scrivere che l’umile Santo domenicano «quando non
maneggiava la scopa o la lama del barbiere o i ferri del cerusico, le sue dita scorrevano di
continuo lungo i grani del grosso Rosario che gli pendeva dalla cintura».
Del B. Placido Riccardi, monaco benedettino, è attestato che «la sua mano sgranava sempre
la corona del Rosario e nelle sue labbra sbocciava sempre la più affettuosa e prediletta
preghiera dell’Ave Maria».
L’Abate Domenico Chautard, contemplativo e apostolo, nutriva una passione senza pari per
il Rosario «che recitava spessissimo e con fedeltà assoluta a qualsiasi ora, nonostante la
stanchezza di una fatica estenuante. La corona in viaggio era la sua compagnia, e quando
deponeva nel suo lavoro la penna riprendeva il Rosario…».
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