Il cuore dell’avaro
In Toscana, si stavano celebrando con solennità, i funerali di un uomo molto ricco e soprattutto avaro. Al funerale, era presente sant’Antonio da Padova, il quale, scosso da una ispirazione, si mise a gridare che quel morto non andava sepolto in luogo consacrato e ciò perché la sua anima era dannata all’inferno e quel cadavere era privo di cuore, secondo il detto del Signore riportatoci dal santo evangelista Luca: “Dove è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore“. E come prova di quanto detto, invitò tutti i familiari ad aprire la cassaforte del defunto, ove si trovò ancora il cuore vivo dell’avaro mal capitato (Vita di sant’Antonio, sec. XV).
Il cuore avaro e la lezione morale
La lezione morale che Sant’Antonio di Padova volle dare quel giorno, con una modalità che può sorprendere la nostra sensibilità, è che noi amiamo veramente solo ciò che frequentiamo ogni giorno, ciò che è oggetto delle nostre preoccupazioni, ciò da cui sentiamo dipendere la nostra felicità. Mi piace il coraggio della provocazione di Sant’Antonio, valida oggi come ieri: se capitasse a noi, dove sarebbe rinvenuto il nostro cuore? Ancora in mezzo al denaro e ai nostri futili interessi?
Insomma, impegnando il cuore, rendiamo umano ogni incontro, ogni scambio, ogni pensiero e ogni scelta, realizzando così la promessa di Dio: «Vi darò un cuore nuovo, metterò den- tro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».
Facciamo tesoro di questo grande miracolo di tradizione antoniana, e impegniamo il nostro cuore ad essere libero da ogni futile tentazione o interesse. Alla sera della vita, come diceva Sant’Ignazio, saremo giudicati sull’amore!
fonte: padri rogazionisti
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