Il serafino di Assisi che conquistò il mondo
Il serafino così veniva definito San Francesco di Assisi, più precisamente, il “Serafino di Assisi”. Era ed è tutt’oggi, un modello di santità, a motivo della sua perfetta cristificazione interiore ed esteriore, tanto da esser stato fatto degno di ricevere sul suo corpo le sacre stigmate di Cristo.
Ma, prima di raggiungere questa piena conformità a Cristo, dovette affrontare un cammino di conversione, che ebbe inizio in seguito a un sogno ispirato dal Cielo, del quale egli però aveva frainteso il significato.
Per questo, desideroso di gloria mondana, avevo deciso di recarsi in Puglia per porsi al servizio di un nobile conte, sperando di acquistare il tanto bramato titolo di cavaliere. Così racconta il suo biografo: «Si mise in viaggio; ma, appena giunto nella città più vicina, udì nella notte il Signore, che in tono familiare gli diceva: “Francesco, chi ti può giovare di più: il signore o il servo, il ricco o il poverello?”. “Il signore e il ricco”, rispose Francesco. E subito la voce incalzò: “E allora perché lasci il Signore per il servo; Dio così ricco, per l’uomo, così povero?”. Francesco, allora: “Signore, che vuoi che io faccia?”. “Ritorna nella tua terra, rispose il Signore, perché la visione, che tu hai avuto, raffigura una missione spirituale, che si deve compiere in te, non per disposizione umana, ma per disposizione divina”.
Venuto il mattino, egli ritornò in fretta alla volta di Assisi, lieto e sicuro. Divenuto ormai modello di obbedienza, restava in attesa della volontà di Dio.
Da allora, sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare.
Intanto la pratica assidua della preghiera sviluppava sempre più forte in lui la fiamma dei desideri celesti e l’amore della patria celeste gli faceva disprezzare come un nulla tutte le cose terrene. Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e da mercante saggio, si industriava di comprare la perla preziosa, che aveva trovato, a prezzo di tutti i suoi beni.
Non sapeva ancora, però, in che modo realizzare tutto questo: un suggerimento interiore gli faceva intendere soltanto che il commercio spirituale deve iniziare dal disprezzo del mondo e che la milizia di Cristo deve iniziare dalla vittoria su se stessi.
Ecco allora il Serafino di Assisi, pronto ad ogni cosa, a soffrire, a umiliarsi, a moritificarsi, senza indugio. Quella perla preziosa, doveva assolutamente acquistarla. Il prezzo era alto, ma ne valeva la pena. Il suo soffrire divenne talmente importante da diventare addirittura cieco. E come tutti sappiamo, San Francesco ebbe impresse nel suo corpo le piaghe di Gesù crocifisso. Il primo stigmatizzato della storia.
Dobbiamo anche noi comprare questa perla preziosa, non importa quanto costa, ciò che conta è possederla. Le gioie di questo mondo passano, la felicità del Paradiso sono eterne.
Dio non ci chiede l’impossibile, se San Francesco è riuscito a fare ciò è perché Dio gli dava anche la forza e il desiderio. Noi siamo piccoli, fragili, ciò che dobbiamo fare è la sua volontà. Accettare le croci della vita, allontanare il peccato e le tentazioni per suo amore, e compiere quei piccoli sacrifici che servono per mortificare i nostri vizi. Diamo a Dio il nostro cuore, mettiamo nelle sue mani la nostra vita; il resto lo farà Lui in noi come ha fatto con il serafino di Assisi.
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