Correggere chi sbaglia con discrezione evitando pettegolezzi
Il Santo Padre prende in esame il brano del Vangelo di Mt 18, 15-20 in cui Gesù tiene un discorso su come correggere i fratelli che hanno sbagliato. Egli ci invita a riflettere sulla duplice dimensione dell’esistenza cristiana: quella comunitaria, che esige la tutela della comunione, cioè dell’unità della Chiesa, e quella personale, che impone attenzione e rispetto per ogni coscienza individuale.
Evitiamo di
parlare troppo
Come comportarsi davanti ad un errore di un fratello, in maniera giusta e cristiana? Ci sono tre modi, spiega Francesco, e ce li espone Gesù stesso che “sempre cerca di recuperare, di salvare”.
Come prima cosa “ -Ammoniscilo fra te e lui solo- , cioè non mettere in piazza il suo peccato. Si tratta di andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto.”
E continua “se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni” i quali, spiega ancora il Pontefice, “serviva a tutelarlo da falsi accusatori. […] i due testimoni sono richiesti non per accusare e giudicare, ma per aiutare.”
L’ultima possibilità è dirlo “alla comunità, cioè alla Chiesa” poiché evidentemente “occorre un amore più grande per recuperare il fratello” ma nel caso dovessimo fallire ancora, l’unica è allontanarlo e rimetterlo “nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme”.
Vivere una fede autentica
Questo è un grande insegnamento, conclude Bergoglio, perché significa riconoscere “che a volte i nostri tentativi umani possono fallire, e che solo il trovarsi davanti a Dio può mettere il fratello di fronte alla propria coscienza” ma, si raccomanda, senza fare pettegolezzi e chiacchiere bensì pregando in silenzio per il fratello da recuperare.
Fonte: papafrancesco.net
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