
Questa Sapienza divina è soltanto amore
La Sapienza divina è soltanto amore. È al servizio di Dio che è amore. Ora, l’amore è il bene diffusivo di sé. Ha bisogno di espandersi e trova la sua gioia nel donarsi. Tale gioia è proporzionata al dono che offre e alla sua qualità. Essendo totalmente al servizio di Dio, la Sapienza userà tutte le sue risorse per diffondere l’amore.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, che essa trovi la sua gioia tra i figli degli uomini, perché nella loro anima può effondere il più grande dei suoi doni creati, “la grazia“, che è una partecipazione alla natura e alla vita di Dio.
Tale amore che si effonde è un torrente di soavità. Esso unisce l’uomo alla sua felicità e crea la pace, la gioia, la luce. Il regno della Sapienza divina d’amore è un regno «di giustizia, d’amore e di Prefazione della festa di Cristo Re.
Ma questo amore investe facoltà umane che non hanno la capacità di riceverlo e che portano le tracce del peccato. Il suo regno, infatti, si colloca nel mondo lasciato al dominio del peccato. Vi trova lotta e sofferenza, perciò i torrenti dell’amore portano nell’anima la sofferenza; le sue invasioni avvengono a prezzo di dure lotte, il suo regno di pace suscita violenza e odio. “Un servo non è più grande del suo padrone”[…] “Sel a mondo vi odia” […] “prima di voi ha odiato me” (Gu o 15,18.20). La Sapienza d’amore è quaggiù come un agnello in mezzo ai lupi, perché il mondo è cattivo ed essa è per lui una condanna con la sua sola presenza.
La legge che accompagna tutti gli sviluppi e i trionfi della Sapienza d’amore, quaggiù, è una legge di lotta e di sofferenza interiore ed esteriore. Essa vive ed estende le sue conquiste sulla terra in una Chiesa che è militante e dolorante anche nelle sue vittorie. “Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26) proclama Gesù dopo la sua Risurrezione. È una necessità per tutti coloro che lo seguono.
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